giovedì 31 ottobre 2013

Ucronia, fantapolitica, economia in "Vita facile ha un carburatore" di Fabio Postini



Hospitia è una grande città stato dell'Agglomerato del Nord. Milioni di tonnellate di cemento delimitano le celle di una società ridotta al più immorale operaiato, in cui ogni persona rischia di diventare nient'altro che un ingranaggio sacrificabile e sostituibile. Schiavi del lavoro e di una vita che appartiene alle bizze altalenanti dei bilanci finanziari, i cittadini si ritrovano (non consapevoli) alle soglie di un evento storico epocale di taratura globale, che decreterà la salvezza, o il tramonto, dei più basilari diritti civili e costituzionali. Quegli stessi diritti che sanciscono la differenza tra uomini e prodotti da allevamento.
Ma Hospitia è anche la casa di Vincent. Vincent non ha un passato: il giorno prima aveva dieci anni in meno; quello dopo, il tempo era trascorso e mezzo mondo lo separava da casa.
Ora è tornato e la vecchia città è talmente vasta da farlo sentire un estraneo. Ha con sé poche cose e ancor meno certezze.
Ma è l'unico ad aver capito cosa sta per accadere.