lunedì 3 febbraio 2014

Altri racconti di altri: La pagina bianca di Aurelio Bonazza

La pagina bianca

Una pagina bianca è tutt'altro che liscia. Questa considerazione mi rapisce, come mille altre, e mi distrae definitivamente dal proseguire a scrivere il racconto che da un mese giace nelle bozze. Fisso la superficie del foglio da diverse angolazioni e impercettibili ombre disegnano minuscoli rilievi, microscopici crepacci, che si rovesciano in una fittissima foresta di cunicoli di cellulosa: portano nelle viscere della pagina, dove l’inchiostro scorre e forma laghi neri ad ogni punto, ad ogni virgola. Il racconto che sto scrivendo si è interrotto quando il mio personaggio, inseguendo il suo cane, si perde in un grosso mercato del pesce. Perso il suo cane. Perso lui. Perso anch'io, da così tanto tempo fermo in quel mercato, che comincio a puzzare come un’aringa. Mi guardo intorno e non un solo rumore mi arriva alle orecchie. Solo l’odore di mare e il luccichio di scaglie fresche ragionano coi miei apparati sensoriali. Dietro una montagna di cozze faccio in tempo a veder scomparire il mio personaggio, alla disperata ricerca del suo cane. Le campane di Sant'Agata fanno notare a tutti che tra poco è l’ora di pranzo ed io, già che sono lì, mi compro mezzo chilo di vongole e cinque grossi gamberoni da fare alla griglia. Col mio pranzo prossimo venturo sotto braccio, mi inoltro nella boscaglia ittica convinto di riuscire a ritrovare le fila del mio racconto. Lo inseguo su questo foglio da giorni interi ed il mio pennino non lo afferra, non riesce a definirlo e a dargli il carattere necessario per essere vivo. In lontananza montagne di carta immacolata mi fanno sentire un insignificante granchio al cospetto dell’Oceano. Dietro il banco delle seppie, l’inchiostro cola lento sull'asfalto e scivola in una specie di tombino. Proprio lì davanti scodinzola il cane scomparso. Faccio un passo nella sua direzione, ma lesto il cucciolo si infila nel cunicolo assieme all'inchiostro, guaendo. Non posso perderlo così e sparisco dietro di lui nel buio. Sono nelle viscere della pagina, dove scorre l’inchiostro che dà vita alla storia, sono rimasto prigioniero del mio personaggio, che si è rivelato più furbo di me. Lui ha trovato l’uscita e mi ha lasciato al suo posto. Inseguo un cane al mercato del pesce ed è l’ora di pranzo. Per sempre.

di Aurelio Bonazza 

Twitter: @Aure1970 
lachimicadellelettere.wordpress.com


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