martedì 30 luglio 2013

Rubrica: "Storie di famiglia" - La signora Paplova



La signora Darina Paplova era seduta in cucina. Qualcosa non le tornava. Aveva speso 30 centesimi per il latte, 65 per il formaggio, 20 per una bella grossa micca di pane e si era concessa, come ogni venerdì, una copia della rivista "Giardinaggio e amore". 145 centesimi in tutto. Non si stava sbagliando. Eppure, in tasca, le era rimasta solo una sgualcita banconota da un dollaro. Dove era finito il resto? Controllò nuovamente il piccolo borsello in pelle, aveva due fermi in ottone durissimi e per questo veniva aperto solo quando era necessario. Niente. Vuoto. I polpastrelli dei pollici le bruciavano ma più ancora la infastidiva non venire a capo della faccenda. Erano periodi difficili, si pativa la fame e non si aveva mai abbastanza, non era proprio il caso di perdere del denaro. Al piano superiore sentì battere il bastone di sua suocera. Toc Toc Toc tre volte, pausa, altre tre volte, la stava chiamando. Amanda Chiarimbotto aveva 78 anni, i denti gialli e il carattere di una tigre malese. Aveva seppellito due mariti, cinque figli e otto schnauzer. Comandava ancora. Sdraiata nel letto, avvolta da una leggerissima coperta in seta aspettava la nuora per interrogarla sull'andamento della famiglia. 
- Quindi? -
La Signora Paplova sapeva bene che mentire non sarebbe stata una mossa vincente. Le guance le si velarono di rosso e cercando di mantenere un tono autoritario rispose alla vecchia.
- Ho fatto la spesa, sistemato l'orto, lucidato i vassoi che si stavano annerendo. Dovremmo chiamare l'idraulico, il rubinetto del bagno funziona a singhiozzo. - 
Aveva parlato senza prendere fiato, nemmeno una volta.
- Mmm mmm - 
Madama Amanda fece scorrere la lingua sopra entrambe le labbra, sistemò il cuscino in modo da mettersi più dritta e alzò il tono della voce fulminando con entrambi gli occhietti grigi la poveretta.
- C'è dell'altro? - 
- Non trovo 63 centesimi. Ho controllato ovunque. Credevo di averli appoggiati nel vaso all'ingresso. Mi sarò sbagliata ma ... -
- Non preoccuparti. - 
Con un gesto della mano l'anziana la congedò.
Darina era sempre più confusa, era abituata alle stranezze della megera ma non si sarebbe mai aspettata tanta pacatezza: per quanto riguardava i risparmi Amanda Chiarimbotto era più rigida di una banca Svizzera.
Poco male. Si accese una sigaretta e sprofondò nella poltrona del salotto. L'indomani sarebbe tornata al negozio.
I giorni passavano, le giornate a poco a poco diventavano sempre più lunghe e l'umore della Signora Paplova più instabile. Qualcuno la stava derubando. Era come se un entità malvagia le stesse nascondendo monetine su monetine. Con piglio da investigatrice iniziò a stilare una lista delle possibili cause. La prima, quella che le pareva più conveniente, era anche la più facile da verificare. La verità è evidente. A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire: la via da seguire sarebbe stata quella del rasoio di Occam. Iniziò quindi a sospettare che la vecchia signora fosse diventata cleptomane. Un lunedì, con la scusa di rifarle la stanza si mise a frugare in ogni dove ma, non senza un certo disappunto, constatò che  non c'era nemmeno un soldino, nemmeno per sbaglio. Evidentemente non era stata lei, le fu subito chiaro. Come se non bastasse, quella stessa sera, perché i pensieri – si sa - non vengono mai da soli, una brutta febbre si impadronì di Amanda Chiarimbotto. Una febbre profonda, indistruttibile e malvagia. La pelle della donna sudava ogni liquido presente in corpo, la nausea vinceva sulla fame e crampi muscolari alle gambe aumentavano ogni afflizione. Gli impacchi non avevano alcun effetto.
Il dottore arrivò solo nel tardo pomeriggio di giovedì. Darina sospettava che molti anziani fossero affetti dal brutto male che aveva colto sua suocera, quel ritardo era comunque un'ingiustizia.
- Salve. -
- Quali sono i sintomi? - 
Il medico si muoveva con sufficienza, alleggeriva le mani con l'aria, sollevava il polso della paziente con due dita e evitava di sedersi.
-Ha la febbre alta, l'alito cattivo e delira. -
- Deliri? Che dice? -
- Non saprei dottore, solo poche parole pronunciate a fil di voce. -
Madama Chiarimbotto era inverdita: sembrava essere invecchiata di altri mille anni. Una mummia egizia fatta e finita, ecco cosa ricordava alla signora Paplova. Per quanto crudele fosse quell'esile vecchina, per Darina era tutta la sua famiglia. Aveva lasciato Mosca da più di vent'anni e sua madre da sempre. In quel momento, stordita dall'inevitabile che  sembrava avverarsi, lei era sinceramente preoccupata.
- Abbiamo un blocco. -, sentenziò il dottore interrompendo i pensieri della Signora Paplova.
- Un blocco? -
- Sì, e dei più consistenti, oserei dire. - 
Spostò gli occhiali sulla punta del naso, un gesto che in gioventù aveva certamente provato spesso davanti allo specchio.
- Qui. -
L'omino indicava serio il basso ventre della malata.
- Quando ha defecato l'ultima volta? -
- Ohhh proprio non lo so, non le conto, dovrei? - 
- Non sa? Non conta? Dovrebbe farlo, certo che dovrebbe. -
Scuoteva l'indice con estremo disappunto.
- Questo è grave, molto grave! - sospirava - Si ricordi: il benessere intestinale è tutto per le persone di una certa età!!! -
- Me ne ricorderò. – 
La nuora al solo sentir parlare di argomenti così intimi e sporchi diventava di sasso e perdeva il buon uso della parola. Avrebbe voluto essere ovunque, anche in guerra. E  credere che fino a qualche ora prima il suo problema più grande era una manciata di spiccioli spariti. 
Il medico salutò e categorico impose le sue condizioni: somministrare alla minuta Amanda Chiarimbotto  un beverone di dimensioni inimmaginabili e un clistere proporzionato.
- Santo cielo! - 
Non disse altro la Signora Paplova.
Armata di pazienza e anche di una discreta dose di coraggio sollevò le fini vesti della suocera. Chiuse gli occhi e attese l'urlo di dolore.
Silenzio.
Un rumorino sordo.
La cannula non passava: Madama Amanda era troppo contratta. Quella tortura non avrebbe avuto seguito, ma il supplizio dell’anziana era solo rimandato a mani più esperte.
Avvolta dalle note di Bach, Darina rimuginava sugli ultimi avvenimenti.
Altri 25 centesimi spariti. Forse stava impazzendo? Era da molto che non si dedicava a se stessa. Non si concedeva un’uscita, frivola, con le poche amiche che aveva saputo coltivare negli anni, da almeno dieci mesi. Quell'odore stantio e quell'atmosfera bigia le stavano corrompendo il cervello, fino a confonderla.
Che l'indomita vedova Chiarimbotto fosse giunta al capolinea? Che ne sarebbe stato di lei? Non voleva pensarci. Ma la testolina della Signora Paplova non la smetteva di creare scenari disastrosi e di ricorrere alla più folle fantasia per dare una spiegazione razionale a quello che stava accadendo.
"Un malvivente, un circense, un losco figuro si sta nascondendo nella nostra casa", schioccò il pollice e il medio, certa di aver trovato la soluzione. “Un’ ipotesi intelligente, perfetta.” Aveva trovato una spiegazione ai furti, ai fastidiosi rumorini notturni e anche all'inguaribile malattia della suocera. La vecchia era stata avvelenata. "Povera donna". Anche le frasi sconnesse che esanime questa borbottava si ammantavano di una solida verità. Il sonno le avrebbe portato consiglio e con una gioia inadeguata Darina si addormentò.
Così come era entrato, il litro di tisana pareva non essere uscito dal corpicino esausto di Amanda. La febbre non diminuiva e il battito del cuore era lo spettro di un suono un tempo vigile e possente.
- E' nascosto qui-, sussurrava la millenaria. Il collo le si irrigidiva e l'illusione di una fissità antica, tipica delle statue, la invadeva. - I soldi... -, continuava - I soldi...al sicuro ... i soldi ... -
Già! Stavano finendo anche quelli. Senza le indicazioni della suocera la Signora Paplova non poteva adempiere ai suoi compiti e ben presto sarebbero morte di stenti. Amanda nascondeva i suoi risparmi, nessuno sapeva dove. Era una casa dei primi dell'800, enorme, il luogo ideale per segretare qualsiasi cosa. Un tesoro o un ladro. O entrambi.
- Sembra peggiorare, dottore. -
- Capisco. -
- Crede che riuscirà a guarirla? -
Il medico alzò le spalle.
- Non sono Dio. -
- Pensa che, nel caso, le rotelle le torneranno a posto? -
- Come già detto, non sono Dio. -
L'aria, rarefatta, si condensava sui vetri e il sole, lama sbiadita, rendeva lo scenario solenne.
- I soldi, i soldi, i soldi. - 
Sapeva dire solo quello Madama Amanda.
- Mi dica cara, dove sono? - 
La signora Paplova lo aveva domandato con tenerezza, nel disperato tentativo di salvare almeno la sua esistenza.
- Al sicuro...i soldi... -
"Maledetta", avrebbe voluto strozzarla, tirchia e dispotica anche nella morte!
- Dovrò operare manualmente. -
Al dottore non interessavano gli screzi delle due donne, lui doveva agire e risolvere la questione.
- Come? - 
- Manualmente, nel retto. -
Il guanto dell'esperto era già oliato.
Il candido gridolino di Darina, non lo fermò. Né quello della paziente.
“Inguardabile, una violazione, una profanazione, quasi un sacrilegio. Al fine siamo animali e non angeli", sentenziò tra sé e sé la Signora Paplova.
- Ho il sospetto - imperturbabile - che sua suocera abbia una grave patologia psichiatrica. -
"Lo aveva dedotto dalle feci? forse i medici, dopotutto, sono veramente simili a Dio".
- Vede -, mostrando qualche monetina - sua suocera si crede un salvadanaio! -
Darina non si scompose. Ormai.
- Ma mi dica dottore...mi dica...è possibile fare un prelievo? -


Liberamente ispirato alla storia della mia bisnonna che sul finir della vita era convinta di esser un salvadanaio. Santa donna.

di Manuela Paric'



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