domenica 9 giugno 2013

Rubrica: dalla cronaca ai mini racconti 17

Titolo di giornale: Precipita dal balcone, è grave.

e questo il mini racconto...più desolante e meno grottesco del solito...

Tutto attorno la vita non era poi così male. Tutto attorno ma non sopra la sua testa, dentro la sua testa, fra le pieghe dei suoi pensieri, dietro i suoi desideri, sotto chili di sogni inespressi. Non c'erano nemmeno quelli, i sogni. Pesavano e basta, senza manifestarsi. Le parole, le ore, gli avvenimenti si muovevano lentamente davanti agli occhi e sotto i piedi: non riusciva a fare niente. Seduto, appoggiato con il culo grasso sul divano sperava sempre di trovarvi sotto una mina e di esplodere, deflagrare verso una nuova prospettiva: spinto, acceso. Ci provava a volte a sentirsi bene. Si alzava in piedi, evitava di guardarsi allo specchio, dilatava le pupille, allacciava le scarpe da ginnastica e si diceva pronto ad uscire. Non lo faceva, non lo faceva mai. Fuori il sole lo aveva già stancato. Allora ricordava un tempo lontano in cui l'aria sulla pelle gli dava ancora piacere senza farlo sentire imprigionato, costretto in uno spazio non suo, osservato. Ricordava un tempo lontano in cui il mondo, seppur poco, gli assomigliava. Il problema era proprio quello: non si somigliava più. Chi era? Non si era svegliato scarafaggio ma s'era evoluto, giorno dopo giorno, battito dopo battito. Che schifo. Diventato ormai altro da se capiva di non aver più alcuna facoltà di decidere, di prendere la situazione in pugno e cambiare la sua storia. Attendeva, scioccamente, desolato, attendeva lo scoppio. Il boato di una arteria spezzata, il silenzio di un cuore arrestato, la fine. Le persone gli gravitavano attorno più simili a fuochi fatui che a vere comparse e lui rispondeva da grande attore, si faceva corporeo e si palesava, in quel banale intreccio di sorrisi e lamentele richiesto dal bon-ton dell'esistenza. Così, quando in un ultimo atto di coraggio prese il volo dal quinto piano, tutti pensarono ad una perdita momentanea di coscienza, ad un inciampo. Che pena. "Date almeno i miei resti al cane", questo pensò cadendo, proprio questo.

di Manuela Paric'

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