giovedì 14 marzo 2013

Rubrica: dalla cronaca ai mini-racconti 1

Avevamo fatto l'ipotesi di trarre mini-raccontini da fatti di cronaca...


Titolo giornale: "Due anziani trovati morti" 

Ed ecco per voi un possibile rapidissimo racconto:


Erano 3 mesi che aveva i piedi gonfi...gonfi come zampogne, avrebbe potuto chinarsi e suonare i suoi alluci. Che schifo, la vecchiaia la stava divorando come fanno i batteri mangia carne, non ci poteva fare niente, era già da 90 anni che sopravviveva. E poi, come se non bastasse doversi mettere il pannolone, come se non fosse sufficiente non ricordare il nome del proprio nipote, come se gli ultimi mesi fossero stati clementi con le sue ossa...lei...doveva cucinare per lui: preparargli la solita zuppa di fave. Odiava quella verdastra zuppa di fave, sembrava fatta di cimici e aglio. La gola le divenne secca al sol pensiero. Lui stava ancora dormendo, la bocca incollata al cuscino, quei pochi capelli che gli si appiccicavano alle tempie ed un sorriso. Che mai c'aveva da sorridere! Non ricordava nemmeno cosa volesse dire amarlo. Come fosse essere felice di ritrovarselo accanto, sperare nel tocco della sua mano sul suo corpo...no, non lo ricordava. Riusciva solo a pensare a quella melmosa zuppa di fave. Non la avrebbe più cucinata, mai più, si disse. Chiuse il tappo rosso e attese l'ora di cena. Con pazienza.  Lui faceva rumore mangiando ed il rumore durava a lungo: masticava lentamente, beveva con calma, si appoggiava allo schienale della sedia e dondolava dopo ogni boccone. Lei provava sempre a non guardarlo, ma non quel giorno. Quel giorno osservava le dita ingiallite impugnare il cucchiaio ed affondarlo nella zuppa, avidamente. Ne seguiva il tremolio fino alle labbra e con disgusto attendeva che il gozzo scattasse apprezzando definitivamente il cibo. Lui spezzava il pane, raccoglieva con l'indice umido le briciole e respirava con un certo affanno. Anche lei incominciava a sentirsi stanca. 
- Andiamo a dormire? 
Camminavano vicino, strisciando i talloni, appoggiandosi l'uno alle spalle dell'altro. Abbandonarono le pantofole dallo stesso lato del letto e lui, ancora felice, aggiustando la coperta di lana la guardò con occhi lucidi e ragazzini. 
- Ti amo. 
Lei lo abbracciò, per un'ultima volta.


di Manuela Paric'





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