lunedì 1 aprile 2013

Rubrica: dalla cronaca ai mini racconti 8

Avevamo fatto l'ipotesi di trarre mini-raccontini da fatti di cronaca...


Titolo di giornale: Anziana salvata dai vigili del fuoco

Ed ecco un possibile mini racconto ispirato al titolo…questa volta un elaborato meno truce, più lieve, quasi festivo…

Era da sola da circa dieci anni. I figli, due ragazzoni barbuti, si erano fatti grandi in fretta e avevano trovato famiglia e fortuna oltreoceano, in quell’America grassa e pericolosa dei telefilm. Il povero Antonio, invece, si era ammalato, era dimagrito e quindi era morto, lasciandola spaesata e distrutta nella sua grande casa. Aveva impiegato mesi per ritornare a essere padrona di se stessa. Prima aveva affrontato ciò che le era più oscuro: l'amministrazione delle spese ordinarie. Aveva perciò memorizzato la strada per la posta e quella per la banca, creato un calendario con tutte le scadenze e deciso quanto avrebbe potuto spendere ogni mese. Ricordava di essere stata molto soddisfatta. Era una sensazione nuova: era fiera di sé e non per aver cotto alla perfezione un grosso pollo! Antonio non se ne era andato invano. Le piccole angosce sfumavano via e tutto, lentamente, tornava sotto il suo controllo.
Quando poteva si dedicava alla lettura, alle passeggiate, al sonno. Ultimamente era riuscita anche a limitare le porzioni delle sue cene, sempre per due nella sua mente. Ce la stava facendo. I soldi però non erano mai abbastanza e i suoi, oltretutto, stavano finendo. Ma un’idea, alquanto geniale, le frullava nella testa e le ribolliva nello stomaco: le marmellate di ribes. Non le comuni marmellate genuine preparate con amore da una nonna golosa, qualcosa di completamente diverso. Lei aveva deciso di spignattare per creare pozioni di piacere. Piacere artigianale, formato mignon. Era stata una chimica in gioventù ed era in grado di sintetizzare nella sua cucina molti tipi di droga.
Armata di cucchiaio di legno e bilancino costruiva, ancora una volta, il suo futuro.
Aveva un piano: guadagnare abbastanza per andare a vedere il mondo. In 70 anni lo aveva assaporato dalla televisione e dai racconti dei suoi ragazzi. Per il resto aveva camminato tra le vie della sua città e una volta, un'unica volta, aveva “pucciato” i piedi nel Mediterraneo. La sabbia nera e quel mare sporco le erano rimasti addosso e le si erano infiltrati sotto la pelle in forma di desiderio e di speranza. Ora, coraggiosa, vecchia e ancora in salute tornava a sognare. Ghepardi, tigri, piramidi, fiumi gialli e gente dalla pelle colorata: le sembrava tutto così vicino, così incredibilmente possibile.
Non aveva bisogno di molto: buona frutta, ottimo zucchero, una dose adatta di belladonna e dei graziosi vasetti, in vetro, piccini. Di certo nel suo quartiere non le mancava un pubblico di debosciati, pigri, rassegnati sognatori. Avrebbe fatto i trilioni.
Eccola li, la giungla. Bellissima, verde, pericolosa. Sentiva i fruscii, i rami piegarsi, gli uccelli fuggire e tutti i rumori di una terra viva. Una scimmia volante saltava tra le alte palme e tamburi, in lontananza, rendevano l'esperienza ancor più magica. Stranamente non aveva paura. Con il viso attento e lo spirito bambino si addentrava nel folto della foresta decidua. Ogni tanto rallentava il passo affascinata da una grande felce, un'orchidea carnosa o solo per ritrovare la via in quel mondo buio e nuovo. Se l'avesse vista Antonio non avrebbe approvato. Lui non incoraggiava mai il suo istinto avventuroso. Lui era un uomo rigoroso, aspirava solo a un'esistenza tranquilla, a una buona sorte. Non l’aveva avuta, nonostante tutto. Doveva essere passato mezzogiorno, il poco sole che filtrava tra liane e fronde scottava. Le zanzare e un milione di moscerini affamati la stavano massacrando. "Vincerà il mio sangue stantio e cattivo" si disse, appoggiandosi al tronco di un’esile palmetta. Aveva chiuso gli occhi solo per un secondo, vinta dalla stanchezza, quando, nel riaprirli, si trovò a una spanna dal naso due uomini nudi, tatuati, possenti e affamati. Cannibali, pensò. In fretta, facendo leva sugli scarponi e utilizzando ogni energia che le era rimasta nelle braccia sfibrate e deboli di nonna audace, si arrampicò sulla palmetta. Dall'alto i due selvaggi le sembravano atroci. Urlavano, ringhiavano e facevano strani gesti. Con orrore si accorse che stavano venendo a prenderla. Finiva in tal modo la sua avventura. Per un breve momento, le sembrò la giusta fine e si lasciò andare, molle.
Cadde tra le braccia di un giovane vigile del fuoco. Fortunatamente, era una donnina leggera.
- Signora, sta bene? cosa ci faceva arrampicata sul lampione?
Un solo pensiero, un unico errore: non bisogna assaggiare la marmellata allucinogena mentre la si prepara.

di Manuela Paric'

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