Ed ecco un possibile mini racconto ispirato al titolo…questa
volta un elaborato meno truce, più lieve, quasi festivo…
Era da sola da circa dieci anni. I figli, due ragazzoni
barbuti, si erano fatti grandi in fretta e avevano trovato famiglia e fortuna
oltreoceano, in quell’America grassa e pericolosa dei telefilm. Il povero
Antonio, invece, si era ammalato, era dimagrito e quindi era morto, lasciandola
spaesata e distrutta nella sua grande casa. Aveva impiegato mesi per ritornare
a essere padrona di se stessa. Prima aveva affrontato ciò che le era più oscuro:
l'amministrazione delle spese ordinarie. Aveva perciò memorizzato la strada per
la posta e quella per la banca, creato un calendario con tutte le scadenze e
deciso quanto avrebbe potuto spendere ogni mese. Ricordava di essere stata
molto soddisfatta. Era una sensazione nuova: era fiera di sé e non per aver
cotto alla perfezione un grosso pollo! Antonio non se ne era andato invano. Le
piccole angosce sfumavano via e tutto, lentamente, tornava sotto il suo
controllo.
Quando poteva si dedicava alla lettura, alle passeggiate, al
sonno. Ultimamente era riuscita anche a limitare le porzioni delle sue cene,
sempre per due nella sua mente. Ce la stava facendo. I soldi però non erano mai
abbastanza e i suoi, oltretutto, stavano finendo. Ma un’idea, alquanto geniale,
le frullava nella testa e le ribolliva nello stomaco: le marmellate di ribes.
Non le comuni marmellate genuine preparate con amore da una nonna golosa,
qualcosa di completamente diverso. Lei aveva deciso di spignattare per creare
pozioni di piacere. Piacere artigianale, formato mignon. Era stata una chimica
in gioventù ed era in grado di sintetizzare nella sua cucina molti tipi di
droga.
Armata di cucchiaio di legno e bilancino costruiva, ancora
una volta, il suo futuro.
Aveva un piano: guadagnare abbastanza per andare a vedere il
mondo. In 70 anni lo aveva assaporato dalla televisione e dai racconti dei suoi
ragazzi. Per il resto aveva camminato tra le vie della sua città e una volta,
un'unica volta, aveva “pucciato” i piedi nel Mediterraneo. La sabbia nera e
quel mare sporco le erano rimasti addosso e le si erano infiltrati sotto la
pelle in forma di desiderio e di speranza. Ora, coraggiosa, vecchia e ancora in
salute tornava a sognare. Ghepardi, tigri, piramidi, fiumi gialli e gente dalla
pelle colorata: le sembrava tutto così vicino, così incredibilmente possibile.
Non aveva bisogno di molto: buona frutta, ottimo zucchero,
una dose adatta di belladonna e dei graziosi vasetti, in vetro, piccini. Di
certo nel suo quartiere non le mancava un pubblico di debosciati, pigri,
rassegnati sognatori. Avrebbe fatto i trilioni.
Eccola li, la giungla. Bellissima, verde, pericolosa.
Sentiva i fruscii, i rami piegarsi, gli uccelli fuggire e tutti i rumori di una
terra viva. Una scimmia volante saltava tra le alte palme e tamburi, in
lontananza, rendevano l'esperienza ancor più magica. Stranamente non aveva
paura. Con il viso attento e lo spirito bambino si addentrava nel folto della
foresta decidua. Ogni tanto rallentava il passo affascinata da una grande
felce, un'orchidea carnosa o solo per ritrovare la via in quel mondo buio e
nuovo. Se l'avesse vista Antonio non avrebbe approvato. Lui non incoraggiava
mai il suo istinto avventuroso. Lui era un uomo rigoroso, aspirava solo a
un'esistenza tranquilla, a una buona sorte. Non l’aveva avuta, nonostante
tutto. Doveva essere passato mezzogiorno, il poco sole che filtrava tra liane e
fronde scottava. Le zanzare e un milione di moscerini affamati la stavano
massacrando. "Vincerà il mio sangue stantio e cattivo" si disse,
appoggiandosi al tronco di un’esile palmetta. Aveva chiuso gli occhi solo per
un secondo, vinta dalla stanchezza, quando, nel riaprirli, si trovò a una
spanna dal naso due uomini nudi, tatuati, possenti e affamati. Cannibali,
pensò. In fretta, facendo leva sugli scarponi e utilizzando ogni energia che le
era rimasta nelle braccia sfibrate e deboli di nonna audace, si arrampicò sulla
palmetta. Dall'alto i due selvaggi le sembravano atroci. Urlavano, ringhiavano
e facevano strani gesti. Con orrore si accorse che stavano venendo a prenderla.
Finiva in tal modo la sua avventura. Per un breve momento, le sembrò la giusta
fine e si lasciò andare, molle.
Cadde tra le braccia di un giovane vigile del fuoco. Fortunatamente,
era una donnina leggera.
- Signora, sta bene? cosa ci faceva arrampicata sul
lampione?
Un solo pensiero, un unico errore: non bisogna assaggiare la
marmellata allucinogena mentre la si prepara.
di Manuela Paric'
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